Numero 2 - Dicembre 2018

Della fotografia - volano a Sud

Là dove il sole è così cocente da bucare regolarmente le foto. Non rammento attraverso l’obiettivo, non c’è modo di trattenere i ricordi. E' un sistema a sé stante al quale io non ho accesso. I ricordi non servono a nulla perché mentre scrivo quell’unico istante di cui dispongo è già trascorso. È solo allora che esisto per davvero. Dove sono tutte le immagini scattate... non ricordo quand’è stato ... Di sicuro è stato indimenticabile. “Com’è possibile che non te lo ricordi?” È una domanda che non sopporto, la prova che nemmeno questo è un amico che mi conosce. Non esagero affatto. È grazie alla fotografia che quantità superiori di neuroni si aggregano più saldamente e più speditamente nella mia testa.

Vedo in sogno che le foto si sono mescolate, perdendo l’adeguata collocazione, quella che era stata stabilita. Non mi arrabbio, nonostante l’impegno profuso nell’ordinarle. Non mi dispiace la combinazione che ne è scaturita. Il direttore, lo so, dirà che vanno bene. È così che deve andare, non è ancora subentrata la stanchezza. Da sempre consegno alle foto i momenti migliori, e pure i sogni sono un indizio. È stato qua, si è confidato con me, e poi mi ha elogiato. Ha detto che qualcuno dovrà farsi un viaggio. Il mio nome è il primo nell’elenco. A fine giornata si è generalmente portati ad immaginare una vita in movimento, di albergo in albergo, senza fissa dimora. Mi piace pensare di essere lontano. 

Molte cose sono cambiate dai tempi in cui aspiravamo a restarcene qua, perché sapevamo che nulla sarebbe stato in grado di trattenerci. Non amo più mostrare il mio volto in una foto. Non c’è sincerità. L’emozione s’è persa nel tentativo di adattarsi a qualcosa che non c’è. Non è stato un modo di evolversi, non è stata una conquista. Quando mi espongo all’obiettivo avverto quasi la sensazione che ci sia qualcuno intento a scrutare ogni singola fibra muscolare della mia faccia. Neanche recitare ottiene l’effetto di una volta. Di sotto dovevano stare ad attendermi dei cordiali ed affettuosi sorrisi stampigliati su dei visi prosaici. Lo scenario era diverso: il fiume, il sole, noi tutti a correre verso la fine. Sono in arrivo un altro autunno caldo, dei rami spogli e delle grida di soccorso. Il viaggio è stato impalpabile e vuoto. Lo so che là non è casa, eppure sembrava così reale. È stata la città a trarmi in inganno, ventilando di esserci già conosciuti. Da allora canto “è un binario verso sud, è più facile in due".

Tradotto da Jovana Tutić

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