Numero 2 - Dicembre 2018

O, secondi, o, costumi

Vicino alla gondola rotolava una bottiglia ubriaca e là vicino, tirando con se la sua rifrazione d'acqua, un, non troppo sobrio, spreco di sole. La prua era nervosa, rimbalzava sotto la gamba del gondoliere, la gamba sobbalzava sotto la pressione del corpo gonfio, gli occhi si riflettevano dall'immagine al gesto dei turisti, l’unico ad essere fermo era il cappello, come appiccicato al panorama, abbinato alla bianchezza della cupola.

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Numero 2 - Dicembre 2018

Il bastardo del postmoderno

(ovvero: cosa ho imparato all'università)

Io, Stefan Stefanović, figlio di padre Gojko e madre Mirjana, nato il 13 ottobre del 1990, ammetto che tutto è un gioco.

Oggi non c’è la “Giovane Bosnia”, perché la nostra gioventù e vitalità sono rimaste bloccate nel download, ci mancano le patch per rattoppare le bruciacchiature della vita, e il convertire dura troppo. Anche se ci dessero le armi, i tiranni sono troppi, a chi sparare per primo? I Balcani sono un file pirata nella rete dell’Europa e del mondo. E non è che siamo stanchi – siamo stufi. La noia ci ha consumati fino al midollo, perché viviamo in una fessura tra il mondo virtuale e reale, tra quello che ci hanno insegnato essere e che vediamo essere, siamo crocifissi tra “la Madre Russia” e “l’Europa traditrice”, e nel girare da una parte all’altra siamo rimasti nella cerchia, abbiamo inghiottito la propria coda. Ci annoiamo anche perché abbiamo già visto tutto in TV, lo abbiamo scaricato da Internet, sappiamo che è propaganda altrui, pensiamo di essere i peggiori di tutti, eppure ci vantiamo tanto e nominiamo la celebre storia che abbiamo imparato a memoria, mai studiata e compresa.

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Numero 1 - Dicembre 2017

La novella dell’inviolabile segreto custodito dalla cappella

(colloquio tra papa Giulio II e Giovanni de’ Medici, poi eletto al pontificato con il nome di Leone X)

Nel buio di una cappella a sprazzi rischiarata dal bagliore di tenui fiammelle e pregna di aromi emanati da candele rossastre se ne stava inginocchiato un giovane diacono. Le orecchie erano tese a cogliere l’eco ovattata di cori lontani che si infrangeva tra le mura della costruzione, mentre gli occhi inquieti fissavano atterriti una delle nove arcate che cingevano la volta, ove pareva che gli inferi stessi avessero aperto uno squarcio. Il collo pulsava e si contorceva in uno spasmo atroce ogni qualvolta sbirciava in alto, arrestando le sue preghiere e facendolo così cadere in grave peccato.

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Numero 1 - Dicembre 2017

Come si troverebbero Dante, Boccaccio e Petrarca nella Serbia del 2017

Era il mese di luglio. Non c’era quasi niente che proteggesse dal caldissimo asfalto belgradese e dalla pesante e afosa aria d’estate in città. All’ombra profonda del giardinetto di un ristorante stavano seduti due uomini; cercavano di scappare dal caldo insopportabile. Il giardinetto era tutto verde, il vento soffiava soavemente (era arrivato il momento in cui non ci si lamenta della corrente d’aria), all’angolo la fontana mormorava. Le cameriere andavano in giro intorno ai tavoli distribuendo limonate e aranciate.

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