Numero 1 - Dicembre 2017

Seguimi su Instagram

Abbiamo lasciato alle spalle ancora un anno di Internet impressioni, di amicizie “online“ e di reti sociali. Quando il piccolo circolo di persone con le quali quotidianamente beviamo un caffè e con le quali parliamo di temi molto intimi non è più sufficiente per sentirci “connessi“? La risposta a questa e a domande simili la troveremo proprio su Internet. Alla domanda- quale rete sociale può vantarsi di essere la preferita?- la risposta non può mai essere precisa. Tuttavia, se ci interessa sapere qual è la rete sociale che si è sviluppata più rapidamente, di sicuro non sbaglieremo se rispondiamo Instagram.

Su Instagram, infatti, all’inizio avevamo “soltanto” la possibilità di pubblicare delle foto e dei video, poi è stata introdotta la possibilità di inviare un messaggio, e adesso possiamo addirittura scegliere se mettere “mi piace” su un commento o no e possiamo anche modificare la privacy di ogni foto. Non dobbiamo dimenticare neanche la novità più recente- “Instagram story”, che funziona come “Snapchat” la quale rende possibile agli utenti la condivisione del contenuto voluto soltanto per un periodo di tempo determinato e di farlo seguire da chi è stato visto. Cosa vuol dire tutto questo?

Per molti utenti di Instagram, specialmente per i giovani, questa rete sociale è il modo più semplice per presentarsi al meglio. Gli adolescenti più coraggiosi, quelli che non hanno paura di essere criticati, vedono Instagram come un modo per far sentire la loro voce e utilizzano questa piattaforma per “raccogliere” un numero significativo di seguaci e per diventare riconosciuti, anzi famosi all'interno della rete. Quindi, il suo successco non è strano perché Instagram ci offre anche delle nuove possibilità e impostazioni.
Essere costantemente esposti all’opinione altrui, la quale, nella maggior parte dei casi, viene espressa attraverso dei commenti, spesso può creare un problema, per lo più alle persone giovani poiché i commenti possono avere su di loro una notevole influenza. Perciò, in uno dei suoi update recenti, Instagram offre agli utenti la possibilità di disattivare i commenti e, quindi, di proibire agli altri di commentare le foto. È interessante il fatto che siamo ad un “clic” dal nascondere la nostra incertezza. Vogliamo presentarci in un certo modo ma non vogliamo dare alla gente la possibilità di dire quello che pensa.
Non posso dire che questa impostazione sia inutile e che non debba esistere, ma non riesco a non chiedermi da dove sia sorta la necessità di controllare ogni post.
Adesso abbiamo anche la possibilità di modificare il numero dei nostri seguaci, e, se non vogliamo essere seguiti da parte di alcune persone, possiamo rimuoverle dai “follower”. Tra poco, forse, avremo la possibilità di vedere chi ha fatto uno screenshot del nostro profilo. Questo potrebbe essere molto interessante! L’arma migliore di ogni spia prestissimo non potrà più passare inosservata. Tenendo in considerazione tutte le possibilità più recenti e quelle che verranno create in futuro, si pone la domanda- perché abbiamo bisogno di controllare il mondo che ci circonda? Le reti sociali insegnano agli adolescenti che è sufficiente controllare il loro account Instagram e questo dovrebbe accontentarli del fatto che siano piccoli padroni di una parte dell’enorme piattaforma sociale? Volendo o no, è proprio quello che sta succedendo. Le reti sociali ci fanno modificare e cambiare in tanti modi. Da persone più superficiali-che si occupano degli abiti alla moda e che si preoccupano di non indossare mai due volte lo stesso abito, fino a persone con profondi sentimenti di insoddisfazione a causa della mancanza di quello che hanno gli altri o di non essere quello che gli altri sono.
Così modificati, siamo pronti ad essere tutti riprodotti con lo stesso stampo, anche se, paradossalmente, ogni giorno celebriamo la diversità. È evidente che non si tratti delle diversità di una ragazza o di un ragazzo qualunque che incontriamo quotidianamente per le strade. ”Essere diverso” significa anche “essere discutibile”, “essere strano”. Perché? Perché tutto quello che non è di moda nella nostra pagina principale di Instagram e di Facebook, perde ogni possibilità di essere riconosciuto come una diversità che dovrebbe essere rispettata ed amata. Siamo arrivati a un punto tale da poter essere diversi nello stesso modo?
Se, per caso, diventiamo consci dell’effetto sotto il quale ci troviamo quotidianamente, come possiamo trovare il modo di resistere a quest’effetto? La risposta a questa domanda, non la troveremo in un libro o in un manuale. La risposta alla domanda- come trovare un modo per controllare l'enorme flusso di informazioni e di novità che sono diventate una cosa quotidiana- si trova in noi stessi. Come conservare le informazioni utili ed eliminare quelle che ci rendono incerti? Oggi, dove ogni giorno s’impongono nuove tendenze, non è mai stato così difficile costruire se stessi e lavorare sulla propria personalità. Oltre ai giovani, sono anche i genitori a cercare i modi per trasferire delle valide fondamenta e di trovare i veri valori che esistono ancora ma che si sono persi nel mare delle cose superficiali e false.
L’espansione delle reti sociali non la possiamo fermare, ma, dobbiamo tener presente che, se non c’è la gente, non saranno neanche le reti sociali, e che queste reti non avrebbero avuto quest’effetto su di noi e non avrebbero creato la nostra opinione, se noi non gliel’avessimo consentito. Dunque, l’inizio e la fine di tutto si trova nell’uomo. Possiamo confermare il vecchio detto “Homo homini lupus” (l'uomo è lupo per l'altro uomo). Volendo avvicinarci agli altri, sembra che ci siamo allontanati e alienati, il che, secondo me, rappresenta una situazione immobile, finché la parola viene sostituita da un emoticon e finché riviviamo le esperienze ed i ricordi importanti della vita soltanto tramite i “mi piace” che i nostri seguaci hanno messo sulle nostre foto e finché memorizziamo le esperienze ed i ricordi importanti della vita soltanto secondo il numero dei “mi piace” che i nostri seguaci hanno messo sulle nostre foto.

Tradotto da Ana Nedić

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