Poesia

Numero 1 - Dicembre 2017

Il requiem

Tutto il nostro fare
e il disfare,
nella melma eolica, pallida
lascierà qualche traccia…

Chi saprà mai un giorno
scavare gli occhi all’anima
mangiare la polvere e indovinare il futuro
ché col vento e col drago
abbiamo giocato tracotanti e pazzi
inciampati nella speranza falsa
che fossimo eterni,
e caduti nel sonno…

Chi mai racconterrà
raggrinzito, vacuo, muto
de gloriae mundi
il requiem triste…

Vorrà, saprà qualcuno
trovare tra la tredicesima costola
e l’argenteo dente
il colombo,
o conta solo il sesto dito
per quelli che sono allegri, futuri,
però mai nostri,
e mai miei.

Chi saprà mai tra i singulti recitare
raggrinzito, vacuo, muto
de gloriae mundi
il requiem lungo…

Riconosceranno
i giardinieri le ossa di prima,
tutte le felicità e le malignità
e i peccati e i perdoni
tutto quello ch’era oro, il fango,
che sogna beato sotto la felce
è nel cerchio infinito
del riscatto dell’anima
con il quale la Terra, madre buona,
ogni dis riporta all‘is.

Potrà mai sottacere
raggrinzito, vacuo, muto
de gloriae mundi
il requiem eterno.

Tradotto da Milena Komadinić e Jovana Tutić

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